[Articolo di Cristian Milone]
n.b. Questa è la continuazione dell'articolo precedente. Se non lo hai già fatto ti consiglio di leggerlo prima di proseguire.
In questo articolo:
- le due vie del coaching;
- le coaching dell'abbraccio quantico: il mio contributo al coaching;
- i 6 pilastri per riconoscere te stesso.
Bentornato. Se ricordi nell'articolo precedente
ti ho parlato della mia storia come coach e come sono arrivato a questa
professione, le differenze tra un coach ed uno psicologo, la grande
forza delle domande interne e l'ascolto empatico. A proposito com'è
andata con l'esercizio finale? Mi hai lasciato un commento? ;)
L'articolo precedente se ricordi è terminato con l'enunciazione del settimo segreto: quando
ti poni un obiettivo tra: raggiungere il risultato o avere un metodo è
più importante il secondo, perché le esigenze e quindi la meta può
cambiare, ma se hai una strategia sai sempre come aggiustare il tiro!
Se
questo è vero è anche vero che a seconda dell'inclinazione del
professionista puoi trovarti davanti a qualcuno che ha solo il compito
di ascoltarti e attraverso domande condurti alle tue risposte senza
entrare nel merito, oppure qualcuno che ti faccia notare come la
risposta data forse non è quella corretta.
Questa è la differenze sostanziale tra un coach ed un trainer.
COACHING O TRAINING?
Come il coach riesce a capire se ciò che stai dicendo è giusto per te oppure no, senza attivare i propri filtri, canoni e giudizi?
Esistono
dei modi che gli addetti ai lavori conoscono bene per capire se
l'obiettivo che ti stai ponendo è reale o nasconde un'altro desiderio.
Lo strumento classico usato per arrivare a capire come stanno le cose è
avviare una serie di domande alla ricerca dello scopo per il quale vuoi raggiungere quel obiettivo.
Per
esempio mettiamo che vuoi dimagrire 10 kg. Il tuo scopo reale però è
quello di piacere ad una persona in particolare. Mettiamo il caso che se
questa persona ti accettasse nella sua vita a te non interesserebbe più
perdere peso perché avresti raggiunto il tuo scopo.
Bene, solo attraverso domande mirate, del tipo: "perché vuoi perdere 10 kg.?", il coach può arrivare alla motivazione reale.
Che succede a quel punto?
Questo è uno degli argomenti che divide il ruolo del coach principalmente in 2 categorie:
- coaching puro
- training
Il coaching puro è più simile alla filosofia zen per cui il maestro non insegna ma fa notare. Nel coaching puro il coach pone delle domande al coachee perché lui stesso tiri fuori le sue Risposte e Risorse.
Una volta che il coachee ha dato le sue risposte ed ha strutturato un
piano d'azione per raggiungere l'obiettivo (con l'aiuto del coach), il coach monitora i progressi
ed aiuta a superare eventuali ostacoli iniziali. Fatto questo lascia
proseguire la persona per la sua strada senza intervenire sulle scelte.
Spesso però la figura del coach si mischia con quella del trainer, e diventa un trainer cioè quel professionista che, dato il tuo obiettivo, ti da gli strumenti e le strategie più efficaci, da lui conosciuti, per raggiungere ciò che desideri e nel farlo ti stimola a manifestare le giuste risorse di cui hai bisogno.
Questa
infatti è l'altra branca del coaching. Se chi ti sta affiancando si
accorge, dalla sua esperienza, che te la stai raccontando e quello che è
emerso non è ancora il tuo vero obiettivo, allora ti guida alla
scoperta di ciò che davvero vuoi.
In questo caso non si guarda più solo il processo ma si agisce anche sul contenuto.
L'esempio
di coaching esposto nell'articolo precedente, che vedeva un'intervita
ad una certa Barbara, in realtà è una via di mezzo tra queste due
modalità. Se vai a rileggere la parte dell'articolo in cui descrivo
questa coaching potrai notare come ho seguto la procedura della coaching
pura fino a quando chiedo a Barbara di definire cosa intende con
l'espressione "racconto favole ai bambini", dopo entro nel training
suggerendo alla coachee un modo per attivare questa sua passione, ed
infatti le dico: "Hai mai scritto o registrato qualche tua favola?".
Qui si interrompe lo schema del coaching puro ed entra un attimo il
trainer. Infatti questa non è una domanda aperta ma sono stato io a
guidarla in questa direzione.
Un
coach puro avrebbe detto qualcosa del tipo: in quale modo secondo te
puoi usare questa tua capacità di inventare favole sentendoti libera?
In
generale questa domanda è preferibile perché è aperta e lascia un
ventaglio di risposte alla persona senza nessuna influenza da parte del
coach. Allo stesso tempo è anche vero che non tutti sono pronti a darsi delle risposte così profonde in modo tanto immediato.
Se sei focalizzato sul fatto che c'è crisi e tutto ciò che non è il tuo
lavoro non offre sicurezza, può essere che una risposta semplice, agli
occhi di qualcuno, come quella di registrare o scrivere favole, non
viene in mente.
Dipende
quindi dall'obiettivo della conversazione se è quello di generare un
brainstorming (cioè una grande quantità di idee su un tema specifico) o
andare in modo focalizzato verso il risultato. Anche il fattore tempo
infatti è importante in questi incontri perché, al di là del fatto che
nella quasi totalità dei casi i coach si fanno pagare ad ore,
incastrarsi su una domanda nella quale il coachee non vede risposte, a
volte, attiva troppo il mentale e rischia di ridurre lo spazio del cuore
e delle emozioni, o al contrario genera sfiducia e sconforto, entrambe
ipotesi possibilmente da evitare.
Su una cosa trainer e coach sono d'accordo: tutte le risorse sono già dentro di te, si tratta solo di attivarle o rafforzarle.
Quindi
riassumendo la differenza tra coach e trainer consiste nel fatto che il
primo affianca la tua evoluzione senza darti risposte ma solo facendoti
domande, come i maestri zen in qualche modo, mentre il secondo, dato
l'obiettivo che vuoi raggiungere ti mette a disposizione anche strumenti
e strategie per ottenere ciò che desideri.
A questo punto la domanda è: Quali dei due approcci preferire?
Intanto
fammi dire che non c'è un approccio giusto o sbagliato, per questo
infatti parliamo di preferenze senza dare giudizi di sorta.
Data questa premessa vediamo ora in quali casi è più indicata la figura del coach e quando quella del trainer:
- se sei una persona abituata a guardarsi dentro, con un certo livello di consapevolezza e non stai affrontando temi complessi o sui quali ti senti ancora debole, allora il coaching puro può fare al caso tuo. Chi scegle il coaching puro di solito o vuole lavorare su temi già noti prendendo un nuovo punto di vista o è disposto a correre il rischio di sbagliarsi prendendo false piste e mettendoci di più, ma con la consapevolezza che una lezione imparata da solo vale molto più di un insegnamento ricevuto.
- Nel caso invece tu senta la necessità di una guida su temi a te sconosciuti o troppo complessi per farcela da solo, oppure per accelerare i tempi circa la risoluzione di una certa dinamica, allora il trainer può fare al caso tuo.
Segreto
8: il coach non è meglio del trainer o viceversa. Per temi sui quali
non sei competente il trainer può guidarti in modo più spedito e
riducendo al minimo gli errori, se desideri un approfondimento su temi
già noti il coach è tendiazialmente più adatto.
LA MIA EVOLUZIONE: IL COACH DELL'ABBRACCIO
Io quale dei due approcci utilizzo?
Personalmente sono partito dal coaching puro, per poi passare al training puro, per poi riconoscere la mia via di mezzo.
All'inizio mi mordevo la lingua per non dire ciò che pensavo e lasciare
che fosse il coachee ad accorgersene, perché quello era il metodo e lo
volevo seguire fedelmente.
Quando sono entrato nella filosofia
del coaching puro, quindi lasciavo con amore che le persone si
sperimentassero, per poi correggere eventualmente il tiro sotto loro
richiesta, ho deciso di provare l'altra modalità, almeno per i temi sui
quali mi sono specializzato (missione e direzione di vita).
Oggi uso entrambi i metodi all'occorrenza, ma in modo diverso rispetto al coaching tradizionale.
Infatti
se ricordi l'articolo precedente nel quale ho inserito l'esempio di una
parte di coaching tra me ed un'ipotetica Barbara, ti sarai magari
accorto che le varie domande che ho inserito pre guidare la coachee in
un percorso interiore di risposte, attengono ancora ad un piano mentale.
Le coaching classiche del resto, soprattutto quelle che hanno come base o usano solo la PNL, disciplina dedicata al miglioramento personale e professionale, rimangono molto su piano mentale,
benché passino anche attraverso emozioni, subconscio e per i più
esperti anche inconscio. Personalmente grazie all'esperienza nel wecoclub, integrata a quella di Simone Focacci, ho definito un mio modello di coaching perfezionato durante tutto il 2013 ed il primo trimestre del 2014.
Oggi chiamo questo percorso: coaching dell'abbraccio quantico.
Coaching dell'abbraccio quantico perché:
- l'abbraccio trasforma;
- riconoscere l'altro (in senso energetico) nell'abbraccio è un mio talento;
- l'abbraccio cura senza parole;
- abbracciare se stessi vuol dire imparare ad integrare ogni parte di sé.
Attraverso
le coaching dell'abbraccio quantico attivi tutti i piani dell'essere:
fisico, mentale, emotivo, inconscio, spirituale, energetico... quindi
possiamo dire che il coaching dell'abbraccio è una forma di coaching olistico.
Attraverso
l'abbraccio quantico trasformi attraverso l'integrazione. Non c'è più
separazione ma riconoscimento, accoglienza ed unione. Questa nuova
unione ti porta al tuo livello evolutivo successivo.
Quanto
sarebbe più facile prendere decisioni se varie le parti di te stesso
fosse in armonia? Quanti più risultati otterresti nella vita? Quanto
maggiormente ti avvicineresti allo scopo della tua vita, quello per il
quale ti trovi qui oggi?
Rispondere all'ultima domanda vuol dire aver riconosciuto a sapere cosa fare per adempiere alla propria missione.
Per un progetto così ambizioso non basta 1 incontro ma occorre accogliere un percorso più strutturato.
Così mentre integri te stesso riconosci sempre più i tuoi talenti ed il tuo motivo su questa Terra.
La
struttura di base di questo sistema prende in considerazioni 6 temi
fondamentali che separano l'individuo dal raggiungimento dei suoi sogni
che sono:
- Bisogni: quali dei sei bisogni fondamentali non stai accudendo?
- Interessi: cosa ti piace veramente fare? Cosa ti fa brillare gli occhi?
- Valori: cos'è per te più importante nella vita al di là di quello che credi o ti racconti?
- Capacità: quali sono i tuoi talenti? In cosa eccelli senza particolari sforzi?
- Convinzioni: quali pensieri limitano o potenziano i tuoi comportamenti?
- Identità: chi sei tu veramente? Qual è la tua "sfumatura energetica"?
Come
vedi il materiale non manca, eppure questa è solo una traccia, perché
spesso lavoro con quello che emerge al momento. Se invece non ci sono
situazioni urgenti, o la persona vuole seguire espressamente questo
schema, si procede in tal senso. Di media il ciclo completo di coaching
dell'abbraccio è di 6 incontri.
Segreto
9: per riconoscere il tuo progetto di vita o aggiornare e rendere più
chiara la tua missione, è necessario considerare anche: bisogni,
interessi, valori, capacità, convinzione e identità
Come avviene praticamente una coaching dell'abbraccio quantico?
Praticamente procedo in questo modo:
- chiedo alla persona di parlarmi di sé e per circa una ventina di minuti ascolto e prendo appunti;
- faccio domande su ciò che non mi è chiaro o su cui mi serve un approfondimento;
- se non l'ho già fatto invito la persona a seguirmi in un'invocazione per attivare la protezione energetica e favorire così anche la connessione con se stessa;
- arriviamo quindi alla parte centrale che varia ogni volta. Si lavora sul tema emerso in diversi modi. A titolo di esempio ti riporto alcune delle modalità più usate: PNL, kinesiologia, lettura di carte, croce maya, una forma di canalizzazione, ...
- faccio disegnare il simbolo che rappresentano le parole chiave del tema che si sta valutando (es. Se vuoi capire se cambiare lavoro o meno da una parte metterai il simbolo del lavoro attuale (es. Muratore alle dipendenze) e dall'altra quello di un nuovo lavoro (es. Ditta di muratura);
- ti invito a sentire l'energia di ogni simbolo e riconoscere qual è il messaggio per te;
- lavoro sul comportamento: cosa farai di diverso da domani rispetto a quanto emerso?
Per me è importante lavorare tanto sugli aspetti energetici quanto sul comportamento pratico.
Quindi, per sintetizzare, la struttura delle coaching dell'abbraccio è questa:
- prima fase: seguo la modalità coaching puro (ne ho parlato nel primo articolo) finché non riconosco il nodo energetico o il tema del giorno (questa per me è la fase più intuitiva nella quale mi metto in ascolto e connessione con te);
- seconda fase: dopo la stesura del simbolo ti accompagno energeticamente verso l'ottenimento delle TUE risposte profonde in due modi: a livello visibile e a livello sottile. A livello visibile con domande mirate (cos'è per te questo simbolo? Quali sono i vantaggi e quali gli svantaggi di questa energia?), a livello sottile ti accompagno nel luogo nel quale sono presenti le tue risposte e la tua verità.
- Terza fase: attivazione degli aspetti pratici con i "compiti a casa", visto che noi non siamo solo energia ma anche materia. In questa fase prendi l'impegno di sostituire un comportamento limitante con uno potenziante. A volte ti chiederò come poter mettere in pratica tutto questo, altre volte riceverai da me delle indicazioni. Visto che è la parte più impegnativa useremo dei modi per rendere più divertente ed efficace la trasformazione.
- La volta successiva partiremo proprio dal monitoraggio dei tuoi progressi rispetto alla volta precendete, la facilità o meno nell'applicare quanto stabilito, il riconoscimento di eventuali blocchi che ti hanno rallentato e poi... e poi ci lasceremo stupire dalla magia di una nuova coaching. :)
Segreto
10: le coaching dell'abbraccio quantico sono coaching olistiche.
Comprendono una parte di domande più mentali ed emotive, un aspetto più
interiore ed energetico per riconoscere le tue verità profonde al di là
di quello che ti dici o pensi, ed una parte di miglioramento del
comportamento per rendere concreta la via verso il tuo nuovo benessere
interiore.
Tutto questo è stato il frutto di 18 anni di lavoro su di me, più 3 anni di apprendimento ed applicazione degli aspetti professionali ed 1 anno di adattamento, perfezionamento
e aggiornamento alle nuove tendenze, bisogni ed esigenze individuali
dato il continuo cambio energetico collettivo. Tutto questo incorniciato
da un costante e continuo confronto diretto con chi seguo, sia per
valutare il loro stato prima e dopo la coaching, che nel tenermi
aggiornato sui loro sviluppi e risultati nei mesi successivi.
Se sei interessato ad avere maggiori informazioni visita il mio sito www.pnlspiritualita.com
Per
adesso è tutto. Anche questo è stato un articolo ricco di informazioni
anche se più teorico. Il prossimo ti darà degli strumenti efficaci per
riconoscere un coach esperto da uno alle prime armi e una mappa per
riconoscere velocemente le 4 trappole del benessere personale.Rimani quindi sintonizzato per l'articolo conclusivo sul tema: coaching!
Cristian
COMMENTI
29 agosto 2014
Ciao caro Cristian :-)
Grazie del tuo nuovo articolo che è molto bello ed esaustivo!
Scusami se ti rispondo solo adesso, ma siamo tornati solo ieri notte dalle nostre ferie ;-)
Un abbraccio dal cuore, Simone.
Ciao Simo grazie della tua presenza anche nei commenti.
Vediamo a chi altro è piaciuto. :D
Ricordo che è pronta anche la versione ebook di questi tre articoli che ha una nuova sezione sul TAO della Nuova Era, un simbolo canalizzato a maggio 2014 che sintetizza il processo evolutivo nel quale siamo oggi.
Un abbraccio.
Cristian
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