lunedì 18 agosto 2014

Cos'è il coaching: Le due vie

[Articolo di Cristian Milone] 

n.b. Questa è la continuazione dell'articolo precedente. Se non lo hai già fatto ti consiglio di leggerlo prima di proseguire.
In questo articolo:
  • le due vie del coaching;
  • le coaching dell'abbraccio quantico: il mio contributo al coaching;
  • i 6 pilastri per riconoscere te stesso.
Bentornato. Se ricordi nell'articolo precedente ti ho parlato della mia storia come coach e come sono arrivato a questa professione, le differenze tra un coach ed uno psicologo, la grande forza delle domande interne e l'ascolto empatico. A proposito com'è andata con l'esercizio finale? Mi hai lasciato un commento? ;)
L'articolo precedente se ricordi è terminato con l'enunciazione del settimo segreto: quando ti poni un obiettivo tra: raggiungere il risultato o avere un metodo è più importante il secondo, perché le esigenze e quindi la meta può cambiare, ma se hai una strategia sai sempre come aggiustare il tiro!
Se questo è vero è anche vero che a seconda dell'inclinazione del professionista puoi trovarti davanti a qualcuno che ha solo il compito di ascoltarti e attraverso domande condurti alle tue risposte senza entrare nel merito, oppure qualcuno che ti faccia notare come la risposta data forse non è quella corretta.
Questa è la differenze sostanziale tra un coach ed un trainer.

COACHING O TRAINING?
Come il coach riesce a capire se ciò che stai dicendo è giusto per te oppure no, senza attivare i propri filtri, canoni e giudizi?
Esistono dei modi che gli addetti ai lavori conoscono bene per capire se l'obiettivo che ti stai ponendo è reale o nasconde un'altro desiderio. Lo strumento classico usato per arrivare a capire come stanno le cose è avviare una serie di domande alla ricerca dello scopo per il quale vuoi raggiungere quel obiettivo.
Per esempio mettiamo che vuoi dimagrire 10 kg. Il tuo scopo reale però è quello di piacere ad una persona in particolare. Mettiamo il caso che se questa persona ti accettasse nella sua vita a te non interesserebbe più perdere peso perché avresti raggiunto il tuo scopo.
Bene, solo attraverso domande mirate, del tipo: "perché vuoi perdere 10 kg.?", il coach può arrivare alla motivazione reale.
Che succede a quel punto?
Questo è uno degli argomenti che divide il ruolo del coach principalmente in 2 categorie:
  • coaching puro
  • training
Il coaching puro è più simile alla filosofia zen per cui il maestro non insegna ma fa notare. Nel coaching puro il coach pone delle domande al coachee perché lui stesso tiri fuori le sue Risposte e Risorse. Una volta che il coachee ha dato le sue risposte ed ha strutturato un piano d'azione per raggiungere l'obiettivo (con l'aiuto del coach), il coach monitora i progressi ed aiuta a superare eventuali ostacoli iniziali. Fatto questo lascia proseguire la persona per la sua strada senza intervenire sulle scelte.
Spesso però la figura del coach si mischia con quella del trainer, e diventa un trainer cioè quel professionista che, dato il tuo obiettivo, ti da gli strumenti e le strategie più efficaci, da lui conosciuti, per raggiungere ciò che desideri e nel farlo ti stimola a manifestare le giuste risorse di cui hai bisogno.
Questa infatti è l'altra branca del coaching. Se chi ti sta affiancando si accorge, dalla sua esperienza, che te la stai raccontando e quello che è emerso non è ancora il tuo vero obiettivo, allora ti guida alla scoperta di ciò che davvero vuoi.
In questo caso non si guarda più solo il processo ma si agisce anche sul contenuto.
L'esempio di coaching esposto nell'articolo precedente, che vedeva un'intervita ad una certa Barbara, in realtà è una via di mezzo tra queste due modalità. Se vai a rileggere la parte dell'articolo in cui descrivo questa coaching potrai notare come ho seguto la procedura della coaching pura fino a quando chiedo a Barbara di definire cosa intende con l'espressione "racconto favole ai bambini", dopo entro nel training suggerendo alla coachee un modo per attivare questa sua passione, ed infatti le dico: "Hai mai scritto o registrato qualche tua favola?". Qui si interrompe lo schema del coaching puro ed entra un attimo il trainer. Infatti questa non è una domanda aperta ma sono stato io a guidarla in questa direzione.
Un coach puro avrebbe detto qualcosa del tipo: in quale modo secondo te puoi usare questa tua capacità di inventare favole sentendoti libera?
In generale questa domanda è preferibile perché è aperta e lascia un ventaglio di risposte alla persona senza nessuna influenza da parte del coach. Allo stesso tempo è anche vero che non tutti sono pronti a darsi delle risposte così profonde in modo tanto immediato. Se sei focalizzato sul fatto che c'è crisi e tutto ciò che non è il tuo lavoro non offre sicurezza, può essere che una risposta semplice, agli occhi di qualcuno, come quella di registrare o scrivere favole, non viene in mente.
Dipende quindi dall'obiettivo della conversazione se è quello di generare un brainstorming (cioè una grande quantità di idee su un tema specifico) o andare in modo focalizzato verso il risultato. Anche il fattore tempo infatti è importante in questi incontri perché, al di là del fatto che nella quasi totalità dei casi i coach si fanno pagare ad ore, incastrarsi su una domanda nella quale il coachee non vede risposte, a volte, attiva troppo il mentale e rischia di ridurre lo spazio del cuore e delle emozioni, o al contrario genera sfiducia e sconforto, entrambe ipotesi possibilmente da evitare.
Su una cosa trainer e coach sono d'accordo: tutte le risorse sono già dentro di te, si tratta solo di attivarle o rafforzarle.
Quindi riassumendo la differenza tra coach e trainer consiste nel fatto che il primo affianca la tua evoluzione senza darti risposte ma solo facendoti domande, come i maestri zen in qualche modo, mentre il secondo, dato l'obiettivo che vuoi raggiungere ti mette a disposizione anche strumenti e strategie per ottenere ciò che desideri.
A questo punto la domanda è: Quali dei due approcci preferire?
Intanto fammi dire che non c'è un approccio giusto o sbagliato, per questo infatti parliamo di preferenze senza dare giudizi di sorta.
Data questa premessa vediamo ora in quali casi è più indicata la figura del coach e quando quella del trainer:
  • se sei una persona abituata a guardarsi dentro, con un certo livello di consapevolezza e non stai affrontando temi complessi o sui quali ti senti ancora debole, allora il coaching puro può fare al caso tuo. Chi scegle il coaching puro di solito o vuole lavorare su temi già noti prendendo un nuovo punto di vista o è disposto a correre il rischio di sbagliarsi prendendo false piste e mettendoci di più, ma con la consapevolezza che una lezione imparata da solo vale molto più di un insegnamento ricevuto.
  • Nel caso invece tu senta la necessità di una guida su temi a te sconosciuti o troppo complessi per farcela da solo, oppure per accelerare i tempi circa la risoluzione di una certa dinamica, allora il trainer può fare al caso tuo.
Segreto 8: il coach non è meglio del trainer o viceversa. Per temi sui quali non sei competente il trainer può guidarti in modo più spedito e riducendo al minimo gli errori, se desideri un approfondimento su temi già noti il coach è tendiazialmente più adatto.


LA MIA EVOLUZIONE: IL COACH DELL'ABBRACCIO
Io quale dei due approcci utilizzo?
Personalmente sono partito dal coaching puro, per poi passare al training puro, per poi riconoscere la mia via di mezzo. All'inizio mi mordevo la lingua per non dire ciò che pensavo e lasciare che fosse il coachee ad accorgersene, perché quello era il metodo e lo volevo seguire fedelmente.
Quando sono entrato nella filosofia del coaching puro, quindi lasciavo con amore che le persone si sperimentassero, per poi correggere eventualmente il tiro sotto loro richiesta, ho deciso di provare l'altra modalità, almeno per i temi sui quali mi sono specializzato (missione e direzione di vita).
Oggi uso entrambi i metodi all'occorrenza, ma in modo diverso rispetto al coaching tradizionale.
Infatti se ricordi l'articolo precedente nel quale ho inserito l'esempio di una parte di coaching tra me ed un'ipotetica Barbara, ti sarai magari accorto che le varie domande che ho inserito pre guidare la coachee in un percorso interiore di risposte, attengono ancora ad un piano mentale. Le coaching classiche del resto, soprattutto quelle che hanno come base o usano solo la PNL, disciplina dedicata al miglioramento personale e professionale, rimangono molto su piano mentale, benché passino anche attraverso emozioni, subconscio e per i più esperti anche inconscio. Personalmente grazie all'esperienza nel wecoclub, integrata a quella di Simone Focacci, ho definito un mio modello di coaching perfezionato durante tutto il 2013 ed il primo trimestre del 2014.
Oggi chiamo questo percorso: coaching dell'abbraccio quantico.

Coaching dell'abbraccio quantico perché:
  1. l'abbraccio trasforma;
  2. riconoscere l'altro (in senso energetico) nell'abbraccio è un mio talento;
  3. l'abbraccio cura senza parole;
  4. abbracciare se stessi vuol dire imparare ad integrare ogni parte di sé.
Attraverso le coaching dell'abbraccio quantico attivi tutti i piani dell'essere: fisico, mentale, emotivo, inconscio, spirituale, energetico... quindi possiamo dire che il coaching dell'abbraccio è una forma di coaching olistico.
Attraverso l'abbraccio quantico trasformi attraverso l'integrazione. Non c'è più separazione ma riconoscimento, accoglienza ed unione. Questa nuova unione ti porta al tuo livello evolutivo successivo.
Quanto sarebbe più facile prendere decisioni se varie le parti di te stesso fosse in armonia? Quanti più risultati otterresti nella vita? Quanto maggiormente ti avvicineresti allo scopo della tua vita, quello per il quale ti trovi qui oggi?
Rispondere all'ultima domanda vuol dire aver riconosciuto a sapere cosa fare per adempiere alla propria missione.
Per un progetto così ambizioso non basta 1 incontro ma occorre accogliere un percorso più strutturato.
Così mentre integri te stesso riconosci sempre più i tuoi talenti ed il tuo motivo su questa Terra.
La struttura di base di questo sistema prende in considerazioni 6 temi fondamentali che separano l'individuo dal raggiungimento dei suoi sogni che sono:
  • Bisogni: quali dei sei bisogni fondamentali non stai accudendo?
  • Interessi: cosa ti piace veramente fare? Cosa ti fa brillare gli occhi?
  • Valori: cos'è per te più importante nella vita al di là di quello che credi o ti racconti?
  • Capacità: quali sono i tuoi talenti? In cosa eccelli senza particolari sforzi?
  • Convinzioni: quali pensieri limitano o potenziano i tuoi comportamenti?
  • Identità: chi sei tu veramente? Qual è la tua "sfumatura energetica"?
Come vedi il materiale non manca, eppure questa è solo una traccia, perché spesso lavoro con quello che emerge al momento. Se invece non ci sono situazioni urgenti, o la persona vuole seguire espressamente questo schema, si procede in tal senso. Di media il ciclo completo di coaching dell'abbraccio è di 6 incontri.
Segreto 9: per riconoscere il tuo progetto di vita o aggiornare e rendere più chiara la tua missione, è necessario considerare anche: bisogni, interessi, valori, capacità, convinzione e identità
Come avviene praticamente una coaching dell'abbraccio quantico?
Praticamente procedo in questo modo:
  1. chiedo alla persona di parlarmi di sé e per circa una ventina di minuti ascolto e prendo appunti;
  2. faccio domande su ciò che non mi è chiaro o su cui mi serve un approfondimento;
  3. se non l'ho già fatto invito la persona a seguirmi in un'invocazione per attivare la protezione energetica e favorire così anche la connessione con se stessa;
  4. arriviamo quindi alla parte centrale che varia ogni volta. Si lavora sul tema emerso in diversi modi. A titolo di esempio ti riporto alcune delle modalità più usate: PNL, kinesiologia, lettura di carte, croce maya, una forma di canalizzazione, ...
  1. faccio disegnare il simbolo che rappresentano le parole chiave del tema che si sta valutando (es. Se vuoi capire se cambiare lavoro o meno da una parte metterai il simbolo del lavoro attuale (es. Muratore alle dipendenze) e dall'altra quello di un nuovo lavoro (es. Ditta di muratura);
  2. ti invito a sentire l'energia di ogni simbolo e riconoscere qual è il messaggio per te;
  3. lavoro sul comportamento: cosa farai di diverso da domani rispetto a quanto emerso?
Per me è importante lavorare tanto sugli aspetti energetici quanto sul comportamento pratico.
Quindi, per sintetizzare, la struttura delle coaching dell'abbraccio è questa:
  • prima fase: seguo la modalità coaching puro (ne ho parlato nel primo articolo) finché non riconosco il nodo energetico o il tema del giorno (questa per me è la fase più intuitiva nella quale mi metto in ascolto e connessione con te);
  • seconda fase: dopo la stesura del simbolo ti accompagno energeticamente verso l'ottenimento delle TUE risposte profonde in due modi: a livello visibile e a livello sottile. A livello visibile con domande mirate (cos'è per te questo simbolo? Quali sono i vantaggi e quali gli svantaggi di questa energia?), a livello sottile ti accompagno nel luogo nel quale sono presenti le tue risposte e la tua verità.
  • Terza fase: attivazione degli aspetti pratici con i "compiti a casa", visto che noi non siamo solo energia ma anche materia. In questa fase prendi l'impegno di sostituire un comportamento limitante con uno potenziante. A volte ti chiederò come poter mettere in pratica tutto questo, altre volte riceverai da me delle indicazioni. Visto che è la parte più impegnativa useremo dei modi per rendere più divertente ed efficace la trasformazione.
  • La volta successiva partiremo proprio dal monitoraggio dei tuoi progressi rispetto alla volta precendete, la facilità o meno nell'applicare quanto stabilito, il riconoscimento di eventuali blocchi che ti hanno rallentato e poi... e poi ci lasceremo stupire dalla magia di una nuova coaching. :)
Segreto 10: le coaching dell'abbraccio quantico sono coaching olistiche. Comprendono una parte di domande più mentali ed emotive, un aspetto più interiore ed energetico per riconoscere le tue verità profonde al di là di quello che ti dici o pensi, ed una parte di miglioramento del comportamento per rendere concreta la via verso il tuo nuovo benessere interiore.
Tutto questo è stato il frutto di 18 anni di lavoro su di me, più 3 anni di apprendimento ed applicazione degli aspetti professionali ed 1 anno di adattamento, perfezionamento e aggiornamento alle nuove tendenze, bisogni ed esigenze individuali dato il continuo cambio energetico collettivo. Tutto questo incorniciato da un costante e continuo confronto diretto con chi seguo, sia per valutare il loro stato prima e dopo la coaching, che nel tenermi aggiornato sui loro sviluppi e risultati nei mesi successivi.
Se sei interessato ad avere maggiori informazioni visita il mio sito www.pnlspiritualita.com
Per adesso è tutto. Anche questo è stato un articolo ricco di informazioni anche se più teorico. Il prossimo ti darà degli strumenti efficaci per riconoscere un coach esperto da uno alle prime armi e una mappa per riconoscere velocemente le 4 trappole del benessere personale.
Rimani quindi sintonizzato per l'articolo conclusivo sul tema: coaching!
Cristian


COMMENTI

29 agosto 2014

Ciao caro Cristian :-)
Grazie del tuo nuovo articolo che è molto bello ed esaustivo!
Scusami se ti rispondo solo adesso, ma siamo tornati solo ieri notte dalle nostre ferie ;-)
Un abbraccio dal cuore, Simone.
Ciao Simo grazie della tua presenza anche nei commenti.
Vediamo a chi altro è piaciuto. :D
Ricordo che è pronta anche la versione ebook di questi tre articoli che ha una nuova sezione sul TAO della Nuova Era, un simbolo canalizzato a maggio 2014 che sintetizza il processo evolutivo nel quale siamo oggi.
Un abbraccio.
Cristian

giovedì 14 agosto 2014

CHIUSO PER FERIE

Ciao a tutti :-)

Volevo comunicare che finalmente mi sono un po ripreso dalle fatiche del trasloco, e che io e Maria andremo presto in ferie :-).
Saremo ancora presenti "in rete" per qualche giorno, poi andremo in Puglia fino al 28 Agosto... praticamente le attività della nostra associazione ricominciano a Settembre.

Questa stranissima "non-estate" sta già finendo e sento arrivare grandi cambiamenti per questo autunno/inverno... quindi riposati bene, se ancora non lo hai fatto, e ci vediamo a settembre con nuovi articoli e proposte di Lavoro Interiore ;-)

Un abbraccio dal cuore, Simone.

martedì 5 agosto 2014

Cos'è il COACHING: come evolverti attraverso le domande

Carissimi amici e lettori di questo blog, benritrovati! :-)
Da oggi ospiterò un articolo, per meglio dire una serie di articoli (3 in tutto), del mio amico e allievo Cristian Milone.
Non è la prima volta che scrive sul blog, i suoi articoli su come funzionano i Riequilibri Energetici Familiari, infatti, sono noti  a chi ha fatto con me almeno un REF e sono davvero indispensabili per chi è alla sua prima volta per comprendere meglio il tipo di lavoro interiore che faccio.
Per me è un piacere ospitarlo :-) e stavolta Cristian ci spiegherà, in maniera approfondita, che cos'è il coaching cioè in che cosa consiste il suo lavoro. Io ti saluto e ti auguro buona lettura. Un abbraccio dal cuore.
Simone

Cos'è il COACHING: come evolverti attraverso le domande [articolo di Cristian Milone].

In questo articolo scoprirai:
  • i due pilastri del coaching
  • storia vera: come sono diventato un coach
  • una sessione di coaching in diretta

Tutto ebbe inizio con una domanda!
Correva l'anno 2009 ed il mio percorso di crescita interiore procedeva già da 10 anni, passando dal Reiki e meditazione, a corsi sul miglioramento del comportamento e delle capacità personali. Fino a quel momento seguire corsi, leggere libri, ascoltare audio e guardare video di formazione era per me un gioco. Non avevo uno scopo preciso se non la vaga idea di migliorare la mia comunicazione con gli altri ed a tratti affascinare.
Un giorno però accadde qualcosa! Era ancora inverno, mi trovavo nella mia città natale, Milano, sul tram 19 e stavo tornando a casa dopo l'ennesimo corso. Non ricordo il tema dell'evento ma ricordo che il cielo era sereno e pur facendo freddo splendeva un tiepido sole.
Mentre di sottofondo il tram strideva sulle rotaie io fissavo il cielo seguendo i miei pensieri. Fu allora che mi venne una domanda che fu l'inizio di una svolta importante nella mia vita.
Una delle prime cose che insegnano nei percorsi di coaching, dopo l'ascolto empatico, è la capacità di fare domande. Le domande sono uno strumento molto importante di cui è dotata la nostra mente, soprattutto se sono interne (cioè se te le poni mentalmente) e soprattutto se legate a valori ed ideali.
Ebbene la domanda che mi venne era come una voce profonda che si faceva spazio attraverso di me per uscire allo scoperto, un po' come la spinta istintiva della pianta che cerca la luce uscendo dal terreno. Ti è mai capitato di porti domande così importanti? Non avviene spesso, anzi direi che è abbastanza raro, ma quando succede, se segui il flusso e l'energia di quella domanda, la tua vita prende una nuova direzione! Possiamo chiamare questo moto interiore: la domanda chiave, perché apre la porta a nuove e più ricche opportunità di vita!
Come fai a riconoscere una domanda chiave da tutte le altre domande che affollano la mente? Ecco i punti per riconoscere una domanda chiave:
  • inizia con una parola magica che è: come.
  • È legata ai tuoi valori più importanti, ideali e passioni;
  • è una domanda di qualità, cioè la cui risposta porta una potenziale evoluzione e maggior benessere nella tua vita rispetto al livello attuale;
  • la risposta dipende in buona parte da te e ti porta ad una nuova assunzione di responsabilità;
  • già il solo fatto di formulare (o lasciar uscire) quella domanda ti illumina e ti da gioia;
  • hai voglia di condividerla (con le persone giuste);
  • gli altri noteranno il tuo cambiamento, soprattutto se parlerai della tua domanda chiave;
  • l'universo ti viene incontro per porgerti la risposta.
Hai già avuto il piacere di porti almeno una volta una domanda chiave nella vita?
Per quanto mi riguarda, tornando alla storia, ecco quale fu la mia domanda chiave. Alzai gli occhi al cielo e guardando fuori dal finestrino di quel tram 19 pensai:
Come posso passare da allievo a maestro?
Tradotto voleva dire: come posso rendere professionale tutto il mio sapere? Era una domanda silenziosa ma carica di significato, non c'era arroganza e non era dettata dall'ego, ma da un grande grande desiderio di riportare la bilancia in pari.
Infatti se per 10 anni hai continuato a prendere e prendere, imparando nuove tecniche, lavorando su di te, conoscendoti sempre di più e poi ripetendo il giro, è un po' come se caricassi uno dei due piatti della bilancia che porta scritto il nome "ricevo". Cosa te ne fai del sapere se lo tieni per te e non inizi a condividerlo?!
Attenzione quando parlo di "condividere" non intendo spifferare i concetti formativi che più ti hanno colpito (comportamento inconsapevole dei miei primi anni di formazione), per stupire chi ti ascolta, ma riconoscere come funziona per te quello che ti hanno detto e dopo aver testato, sperimentato ed interiorizzato, allora offrire la tua esperienza.
Quando offri Vero Valore? Quando ciò che comunichi è coerente con ciò che fai.
Segreto 1: prima di condividere nuovi concetti formativi fanne esperienza.
In questo senso intendevo ed intendo oggi la domanda: "come posso passare da allievo a maestro"? Cioè come posso portare in pari i due piatti della bilancia?
La prima risposta arrivò dopo due mesi col percorso esoterico di Simone Focacci e la seconda dopo altri quattro mesi col percorso di coaching on line del wecoclub.
Dal 2009 al 2012 ho quindi seguito questo doppio training che mi ha portato da un lato connessione con le mie parti più profonde, al di là delle apparenze e di ciò che credevo di me stesso, ed all'inizio erano molte più ombre che luci, e dall'altro le competenze e la struttura del coach, di chi quindi sa ascoltare e sospende il proprio giudizio per far arrivare l'altra persona alla soluzione attraverso, guarda un po', domande mirate!

ASCOLTO EMPATICO
Ecco quindi cosa fa un coach: ascolta e domanda!
Segreto 2: se desideri davvero aiutare qualcuno prima di tutto vorrai ascoltarlo empaticamente (cioè di cuore)
Bello eh?! Si lo so, forse ora ti chiederai: tutto qui?
Beh il 60% del lavoro di un bravo coach è questo ed anche io, prima di iniziare questo training credevo fosse facile ascoltare, sia perché di mio sono curioso e mi piace conoscere le storie degli altri, il loro vissuto ed esperienze, per questo istintivamente passo più tempo a sentire ciò che mi dici che a parlare di me, sia perché spesso mi hanno fatto complimenti per la capacità di ascolto.
Tuttavia pur avendo una naturale buona base di partenza ho comunque riconosciuto qualche falla nella mia capacità di ascoltare. A volte capita quasi a tutti, infatti, di annuire in modo distratto mentre l'altro ti parla oppure aspettare che prenda fiato per spiattellargli il tuo punto di vista, o addirittura interromperlo per esprimere il tuo consenso o dissenso.
Uno degli insegnamenti più forti che ho ricevuto come coach è stato quello di:
  1. riconoscere che la mia capacità di ascolto non era ancora al livello di un coach professionista,
  2. attendere che la persona terminasse davvero il suo discorso prima di parlare.
Segreto 3: se vuoi ascoltare veramente una persona non interromperla ma lasciala finire senza distrarti e solo a quel punto pensa a ciò che vuoi dirgli o alle domande che vuoi porgli.
Questo permette di creare empatia con chi hai davanti così che la conversazione abbia una forma di convivialità e rispetto e le parole non siano solo suono ma riconoscimento dell'esperienza e del valore di un'altra persona.
Ecco quando una persona si sente veramente accolta, quando può dirti tutto senza sentirsi giudicata ma anzi riconosciuta nella sua individualità.
Segreto 4: una persona si sente accolta quando può dirti tutto senza sentirsi giudicata
Quello che ho aggiunto a tutto questo col percorso di Simone è stato riconoscere l'energia delle parole! Cosa vuol dire? Significa che Non solo le parole hanno un loro suono ma la conversazione stessa ha una sua melodia come se fosse una canzone. Nel 99% dei casi accade che il "cantante", cioè chi sta parlando, che in gergo, nelle sessione di coaching, si chiama coachee, ad un certo punto prenda una nota falsa e stoni, che in linguaggio volgare si chiama stecca :D.
Quindi quando dici una ca.... mmm... qualcosa di non coerente col tuo sistema, di cui spesso magari neanche ti rende conto, è come se stessi stonando la tua stessa melodia. Compito di: terapeuti, alcuni tipi di coach, trainer o in generale formatori è quello di riconoscere la nota stonata.
Visto che stiamo parlando di riconoscimento energetico apro una piccola parentesi. Alcuni mi chiedono se quando mi parlano noto la loro aura. Mi è capitato in passato e se da un lato è affascinante notare i cambiamenti energetici rispetto a ciò che il coachee sta dicendo, dall'altro mi distraggono dal contenuto del discorso. Invece "ascoltare energeticamente" non solo non distrae ma ti focalizza maggiormente. Per questo ho preferito sviluppare il super udito rispetto alla super vista. :D
segreto 5: spesso all'interno di una conversazione vedere l'energia spesso distrae, mentre ascoltare l'energia focalizza.

ESEMPIO DI COACHING
Certo avessi imparato "solo" ad ascoltare sarei più vicino alla figura di uno psicologo che di un coach. Ma il coach non è uno psicologo. Lo psicologo ha studiato anni per indagare il passato ed andare in profondità sugli irrisolti della persona, mentre il ruolo del coach è diverso.
Il coach non si preoccupa più di tanto del passato, non risolve traumi, nè si prende carico di patologie che richiederebbero l'assistenza medica, anzi tutte le scuole di coaching che conosco invitano a rifiutare casi del genere e suggerire piuttosto cure di specialisti competenti.
Segreto 6: Coach e psicologi sono due figure diverse. Il coach lavora su ciò che vuoi raggiungere e sulle tue risorse per ottenerlo, lo psicologo su ciò che ti blocca nel presente legato al passato.
Il coach quindi pone domande affinchè il coachee:
  1. riconsca le proprie risorse, capacità, potenzialità ed in definitiva se stesso,
  2. si assuma la responsabilità personale, perché il cammino verso il benessere è necessariamente individuale
  3. recuperi e mantenga il proprio potere personale accettando il fatto che il coach ha il ruolo di affiancare questo cammino, non si sostituisce alle sue scelte
Magari con un esempio ti sarà tutto più chiaro.
Ieri Barbara (nome inventato) ha avuto un incontro individuale (coaching) con me nel quale dopo avermi raccontato un po' di sé mi ha esposto il suo problema.
Io (dopo circa 20 minuti nei quali mi ha raccontato di sé): Barbara ti sto per chiedere cosa posso fare per te e, prima che tu mi risponda, mi piace mettere in chiaro le regole del gioco, di modo che non ci siano fraintendimenti su cosa può fare un coach, fin dove può arrivare e cosa non può fare. Ok?
Barbara: Sì!
(spiego a Barbara i tre punti che ti ho appena esposto ed il fatto che il coach punta a lavorare sul presente e sul futuro partendo dallo stato attuale per raggiungere lo stato desiderato, e quindi non sul passato né si occupa di scavare nella psiche umana)
Io: quindi ora che ti ho spiegato un po' come funziona dimmi: cosa posso fare per te?
Barbara: vorrei capire meglio quale strada prendere nella mia vita. Oggi ho un lavoro che non mi soddisfa ma non ho alternative, so solo che non posso continuare con questa vita che mi sembra non essere più la mia.
Io: capisco cosa vuoi dire, hai riconosciuto di vivere una vita che non è la tua ma non sai ancora bene che strada prendere.
Barbara (sorridendo sentendosi capita): sì, è proprio così.
Io: per riconoscere la tua strada si possono fare diverse cose, tu hai già fatto qualcosa finora per risolvere questo tema?
Barbara: beh ho pensato a cos'altro avrei potuto fare di diverso da quello che già sto facendo ma quello che vedo in giro e che mi dicono le mie amiche mi scoraggia e mi sconforta.
Io: Ok. Allora ti va intanto di fare un piccolo gioco di immaginazione per definire meglio questo obiettivo?
Barbara: ok
Io: Visto che è una visualizzazione che riguarda te se vuoi puoi chiudere gli occhi per concentrarti meglio (dopo averle fatto fare qualche respiro)... Metti caso di aver individuato ora ciò che ti appassiona davvero. Immagina di aver trovato anche il modo di guadagnare attaverso questa tua passione... come ti fa sentire tutto questo?
Barbara: alla grande!
Io (fatta tornare al presente): dimmi è arrivata qualche immagine o suono o sensazione rispetto a questa visione del tuo futuro potenziale?
Barbara: sì quella di un cavallo. Mi sono vista cavalcare in una prateria, ma non so cosa centra, non sono mai stata a cavallo.
Io: che cosa rappresenta per te questa immagine?
Barbara: boh forse libertà!
Io: e questo cosa ti fa capire?
Barbara: non saprei...
Io: pensaci un attimo, ti ho chiesto di sentirti realizzata attraverso le tue passioni e tu hai avuto l'immagine di te a cavallo, che mi hai detto essere un simbolo di libertà. Questo cosa vuol dire per te?
Barbara: forse che realizzando le mie passioni mi sentirei libera?
Io: è così per te?
Barbara: forse sì.
Io: realizzando le tue passioni ti sentiresti libera?
Barbara: penso di sì.
Io: Ok. Quindi per un motivo che ancora non sappiamo, per ora ti sfugge cosa potresti fare di alternativo al tuo lavoro, però sai che forse una volta individuato e seguita questa strada tutto ciò può darti libertà.
Barbara: sì
Io: che cosa ti da libertà oggi nella vita? Quando ti senti libera?
Barbara: mmm... quando gioco e racconto favole ai miei nipotini o ai bambini delle mie amiche.
Io: ti piacciono i bambini?
Barbara: li adoro!
Io: In che senso racconti favole?
Barbara: a volte reinterpreto quelle che conosco, altre volte le invento di sana pianta.
Io: Hai mai scritto o registrato qualche tua favola?
Barbara: no, mi vengono così non ci penso.
Io: e se iniziassi a farlo come ti sentiresti?
Barbara: beh non saprei da dove partire.
Io: certo un'idea del genere va strutturata se vuoi renderla un piano efficace. Adesso ti sto solo chiedendo come ti sentiresti se riuscissi a far sorridere e divertire qualche altro bambino grazie alle tue storie.
Barbara (illuminandosi): beh accidenti mi piacerebbe!
A questo punto l'obiettivo è stato inquadrato. Sembra lunga ma dall'inizio della coaching sono passati circa trenta/quaranta minuti (compresi i 20 di chiacchierata iniziale). Il nodo iniziale di incertezza e titubanza si è sciolto, l'incapacità di decidere o di capire cosa realizzare nella vita si è trasformata in riconoscimento di una passione, che in questo esempio è far divertire i bambini.
Barbara non aveva mai pensato che questa sua passione/talento potesse essere la risposta, benché avesse tutto sotto gli occhi, eppure il discorso ha portato proprio a queste conclusioni.
Spesso succede proprio questo. Non occorre chissà quale lavoro di scavo per riconoscere cosa può dare un senso alle proprie giornate, ma bastano poche domande mirate e torno a dire una certa capacità di ascolto.
La coaching non è conclusa, occorre ancora definire il piano d'azione per rendere questo sogno realtà, e soprattutto attivare quelle risorse già dentro di lei per muovere i primi passi verso questa nuova direzione.
Non è detto che Barbara cambierà lavoro o diventerà una scrittrice di racconti famosa, magari inizierà aprendo un blog, per esempio, dove mettere a disposizione alcune delle sue favole e col passare del tempo questa passione può diventare sempre più strutturata. Magari tra 1 anno Barbara verrà notata da un asilo privato che la contatterà per recarsi presso la loro struttura e raccontare nuove favole 1 volta al mese, oppure inizierà a fare volontariato nello spazio bambini in qualche biblioteca, o magari tra sei mesi capirà che non è divertire i bambini il suo scopo, ma per esempio educarli a principi e valori sani. Oppure può riconoscere questo come un fuoco di paglia dato solo dal desiderio di avere un figlio.
Di fatto non è importante cosa accadrà, quello che più importa è aver attivato il processo ed avere un metodo per trasformare il sogno in realtà.
Segreto 7: quando ti poni un obiettivo tra: raggiungere il risultato o avere un metodo è più importante il secondo, perché le esigenze e quindi la meta può cambiare, ma se hai una strategia sai sempre come aggiustare il tiro!
Per ora mi fermo qui. Di informazioni te ne ho già date tante e tante ancora ti aspettano. Prima di salutarti ti lascio con una riflessione finale:
  • da 1 a 10 quanto ascolti in modo empatico e realmente interessato?
  • Se oggi volessi porti una domanda di qualità che ti porterà al tuo prossimo livello di vita, quale sarebbe?
L'ascolto empatico parte da te, quindi lascia che quest'ultima domanda ti lavori dentro e la risposta uscirà al momento giusto.
Ti aspetto quindi al prossimo articolo dove parleremo delle varianti del coaching oggi in Italia e ti dirò qual è la mia opinione a riguardo.
Cristian

P.S. Puoi anche scrivere le tue riflessioni nei commenti qui sotto e potrebbe essere anche l'occasione per avere un nuovo punto di vista se hai domande od osservazioni.


COMMENTI
5 agosto 2014

Ciao Cristian e grazie del tuo bell'articolo :-)
Volevo anche pubblicamente dire che, se è vero che hai avuto un gran maestro ;-), tu sei stato un bravissimo allievo!
Un abbraccio dal cuore, Simone.